28/02/21- Un anno fa si registrava a Cetraro il primo caso Codiv-19 in Calabria. Il racconto di Vincenzo Cesareo, ex direttore sanitario dello spoke Cetraro-Paola
E’ passato un anno dal primo caso di Codiv-19 in Calabria. Si trattava di uomo di circa 70 anni di Cetraro, rientrato da Codogno, il paese lombardo dove è cominciato tutto, tra il 20 e il 21 febbraio del 2020.
L’ex direttore sanitario dello spoke Cetraro-Paola, Dott. Vincenzo Cesareo racconta ciò che avvenne in quella giornata del 28 febbraio 2020. Cesareo dovette gestire la prima fase dell’emergenza sanitaria, realizzando il primo Centro Anticovid della Regione, in un contesto sanitario deficitario ed impreparato.
“Per non dimenticare. Giusto un anno fa mi stavo recando a Cosenza a bordo della “Panda” messa a disposizione dall’ASP per raggiungere gli uffici del Risk management al fine di partecipare ad una riunione organizzativa per l’ormai conclamato avvento del Covid-19. Nei pressi dell’Università di Rende, venivo raggiunto da una telefonata del responsabile del servizio di Emodialisi del P.O. di Cetraro con la quale mi informava che c’era la necessità di dializzare un paziente, proveniente dalla cosiddetta cintura rossa di Codogno, che era risultato positivo al Covid-19.
La Calabria aveva il suo primo caso! Partecipata la questione alla riunione col Risk management e preso atto della normale incapacità di organizzare alcunché, mi recavo alla Prefettura di Cosenza dove avevo saputo che si stava svolgendo una riunione alla presenza di tutte le cosiddette istituzioni proprio per discutere di quella che sarebbe stata dichiarata dopo pochi giorni una Pandemia. Effettivamente a quella riunione c’era il gotha istituzionale: Prefetto, Questore, Comandante del gruppo dell’Arma dei CC, Presidente della provincia, Sindaco di Cosenza, A.O., ASP, Dipartimento di prevenzione dell’ASP, Rappresentante dei Medici di famiglia etc. etc.
Dopo aver ascoltato un paio di interventi, chiesi la parola ed esordii “a questo tavolo filosofale offro un problema reale…”. Ricordo ancora le facce attonite dei presenti che certamente non si aspettavano di dover affrontare il problema e la incapacità degli stessi di guardarmi negli occhi. Rimasi ancora un’ora dopo essere intervenuto, dopodiché tornai immediatamente all’ospedale di Cetraro, perché era chiaro che da quel tavolo non potesse arrivare alcuna proposta, ma che il problema andava affrontato con urgenza visto che il paziente doveva dializzare per non morire.
Tornato in sede, insieme al Dott. Roberto Pititto, uno dei veri eroi della crisi pandemica, organizzammo i percorsi, individuammo la stanza dedicata al paziente ed agli eventuali altri che sarebbero arrivati, in totale sicurezza per gli altri pazienti ed il personale. Fu grazie al sangue freddo, all’esperienza, alla professionalità che riuscimmo a dare un esempio di eccellenza vera e propria, dimostrando che in Calabria non è tutto negativo a riguardo della salute. Grazie a tutti coloro che contribuirono insieme a tutti noi ed al servizio del 118 che ci supportò in modo eccellente.”