03/03/23 SCALEA: RITORNA LO SPAURACCHIO ANTENNA 5G. LA PROPOSTA DI ANTONIO PAPPATERRA DEL MOVIMENTO LA SCOSSA
A Scalea è tornato di attualità il problema dell’inquinamento elettromagnetico. Negli ultimi giorni la popolazione è preoccupata per la possibile installazione di un’antenna 5G nel centro abitato. Nonostante le rassicurazioni arrivate dall’Amministrazione comunale che sta attenzionando la situazione nell’interesse della salute pubblica, il Coordinatore del Movimento “La Scossa” Antonio Pappaterra, con una lettera aperta, invita a riprendere in considerazione la “Proposta del 2008”.
Lettera aperta di Antonio Pappaterra:
“La probabile installazione di antenna 5G a via Necco, riaccende i riflettori sul rischio per la salute dei cittadini di Scalea. L’Amministrazione Comunale rassicura i cittadini affermando che forse non sarà edificata in quel posto. Al di là di quelle che potrebbero essere e possono diventare contraddizioni di principio, voglio ricordare che nel 2008 il movimento La Scossa, insieme a Verdi di Palmiro Manco ed al comitato cittadino contro le antenne di Via Impresa a Scalea, guidato da Luisa Di Cristo, parteciparono attivamente alla lotta contro l’istallazione selvaggia di antenne di telefonia mobile nel territorio.
Il Gruppo cosi composto, insieme a studenti e tanti cittadini, fu promotore di una grossa campagna di sensibilizzazione per il rischio inquinamento elettromagnetico a Scalea, che già all’epoca, non si prospettava roseo. La protesta, partita dall’esempio di via Impresa, dilago anche negli atri comuni della Calabria: furono decine i comitati che presero spunto dalle azioni del gruppo che, purtroppo, a discapito degli stessi cittadini, si arenò, poi, di fronte alla legge deroga per l’istallazione di antenne radio trasmittenti in tutto il territorio nazionale. Una legge che di fatto dava e da ragione, in parte, alle aziende multinazionali e multimilionarie che hanno la possibilità di poter edificare trasmettitori in ogni luogo e dove si ritiene opportuno, bypassando quelle che sono le norme urbanistiche locali, compreso il diritto costituzionale per la salute dei cittadini.
Non a caso quella del 2008 fu una battaglia persa che non rappresentò, però, un fallimento. Gli effetti, di fatto, portarono il comitato di via Impresa a ragionare più in termini di prospettiva, con carte alla mano e avvocati, e quindi a provare a trasformare l’inevitabile onda del progresso in opportunità sociali. Andando cosi, comunque, a salvaguardare con una proposta intelligente la salute dei cittadini.
Lo stesso Palmiro Manco, insieme al sottoscritto e Luisa Di Cristo, avendo la consapevolezza, già nel 2008, che le reti mobili di comunicazione sarebbero aumentate, perché l’uso del telefonino e dei dispositivi tecnologici era considerata una realtà utile al Paese, fu promotore della proposta di “Delocalizzazione delle Nuove Antenne di Trasmissione a frequenza GSM, ( da 900 MH a 2700 Mh), in siti chiamati Poli Tecnologici di Trasmissione”, da costruire in zone distanti da siti sensibili, al fine di evitare, appunto, ciò che oggi potrebbe accadere a Via Necco e che è accaduto in località Petrosa con l’installazione di nuove antenne 5G. La Proposta di cui fui relatore nei dettagli, incitava l’Amministrazione Comunale di quel periodo a individuare 3 aree o poli di trasmissione, nei 22 kmq del territorio di Scalea, lontano da quartieri costantemente abitati. Nella stessa si proponeva, inoltre, di rendere pubblico il terreno dove si individuavano i siti, in modo che il rendimento delle royalty di trasmissione previste per legge, (pari a 30 o 40.000 euro annui ad antenna installata), fossero incassati dal Comune e non dal privato, allo scopo che ne beneficiassero tutti.
Quindi si trattava di una proposta che prevedeva entrate di risorse da inserire a bilancio per scopi sociali o per abbattere qualche spesa utile per la città e non per generare, come accade, regressivo business. Non era una cosa impossibile all’epoca e non lo sarebbe nemmeno oggi, soprattutto in virtù dell’aiuto attuale citato dall’ultimo consiglio di Stato, sez VI, n 5283 del 27 giugno 2022, in cui viene espressa chiaramente la possibilità che gli enti locali, come il Comune di Scalea, nell’esercizio dei loro poteri di pianificazione territoriale, possono raccordare le esigenze urbanistiche con quelle di minimizzazione dell’impatto elettromagnetico, ai sensi del comma 6 dell’art 8 della legge N° 36 2001, prevedendo con un regolamento anche limiti di carattere generale dell’istallazione degli impianti, purché sia comunque garantita una localizzazione alternativa degli stessi, in modo da rendere possibile la copertura di rete nel territorio nazionale.
Ciò che risulta necessario – recita la nota del Consiglio di Stato – è che la possibile interdizione di allocazione di impianti in specifiche aree del territorio comunale risponda a particolari esigenze di interessi pubblico e che, comunque, i criteri localizzativi adottati non si trasformino in limitazioni alla copertura della rete. E’ necessario cioè che il limite o il divieto posto dall’ente locale non impedisca la capillare distribuzione del servizio all’interno del territorio e deve, quindi, esservi un equo contemperamento tra l’interesse urbanistico perseguito dal Comune e l’interesse alla piena ed efficiente copertura della rete. Questo significa che la Proposta del 2008, fatta dal fondatore di Scalea Europea e dal sottoscritto, è ancora più attuabile e che in futuro, cosi come adesso, è possibile individuare aree dove istallare tutte le nuove antenne di Scalea senza impattare sulla paesaggistica dei luoghi e soprattutto sulla salute dei cittadini.
Sulla questione voglio specificare, che in parlamento, attualmente, si discute di portare la soglia del campo elettromagnetico, per agevolare la trasmissione dati del 5G, ai livelli USA, cioè da 6 V/m a 61 V/m. In pratica, visto che sarà norma, un antenna diventerebbe una sorta di “macroforno” a cielo aperto ed al netto dell’effetto ombrello, che avviene appena sotto le antenne trasmettitrici, i cittadini che abitano nell’arco di 500 o 600 metri da un trasmettitore 5G , avrebbero conseguenze non poco piacevoli per la loro salute e il loro stile di vita.bRicordo con molto dispiacere che la lotta di via Impresa, fondamentalmente, fu persa perché la Legge Italiana, a volte, non è sinonimo di giustizia sociale, specialmente quando parliamo di opere che riguardano l’interesse del Paese e quando nel termine “Paese” si innestano meccanismi di Mercato.
Spero per questo motivo che l’Amministrazione Comunale, avendo radici comuni di lotta, non persegui vie diverse da quelle che hanno caratterizzato la loro origine. Palmiro Manco nel 2008 aveva una visione chiara di una Scalea basata sull’uguaglianza e guardava al progresso tecnologico non come un estremista ambientalista, ma con pragmatismo e coscienza. Sapeva che la telefonia mobile avrebbe soppiantato la tecnologia analogica e aveva consapevolezza che il progresso, con i suoi pregi e difetti, non poteva arrestarsi. Penso ancora alle notti della battaglia di via Impresa, gli aneddoti e gli avvenimenti che ne caratterizzarono i sorrisi ed i pianti in quei 30 giorni di occupazione. Un giorno, sul ponte di passaggio fra la strada e il terreno di edificazione dell’antenna, la madre di Luisa di Cristo, disabile e anziana, fermò una Gru gigante, come una guerriera gentile, senza paura, restò ferma sulla sua sedia.
Quel giorno, noi distratti dal tumulto di una discussione con le forze dell’ordine, quella donna sentinella rappresentò per un attimo un piccolo Davide contro Golia ed il simbolo di una lotta che, purtroppo, non divenne esempio da cui imparare e Storia. Ancora oggi bisogna essere piccole sentinelle per difendersi da ciò che inevitabilmente non può arrestarsi. Ma al di la di tutto, per chi come me lo ha vissuto , è stato stupendo, sofferto e vero: cerchiamo di non dimenticarlo”.
Antonio Pappaterra
Coordinatore Movimento La Scossa Scalea – Alto Tirreno Cosentino