06/04/22 – ALTA VELOCITÀ FERROVIARIA. LE ASSOCIAZIONI “LA SCOSSA” E “CARA VECCHIA SCALEA” SI OPPONGONO ALLA TRATTA PRAIA – TARSIA
Continua a soffiare il vento di polemiche per l’Alta Velocità Ferroviaria in Calabria. Le associazioni “La Scossa” e “Cara Vecchia Scalea”, confermano la loro contrarietà alla realizzazione dell’opera ferroviaria dell’Alta Velocità cosi come recentemente elaborata da RFI, in un prospetto progettuale riguardante la messa in cantiere dei lotti da iniziare in Campania ed in Basilicata, fino a Praia a Mare in Calabria.
Ad esprimere la ferma opposizione al traforo che si vorrebbe realizzare sotto il Parco Nazionale del Pollino è stato direttamente il referente del movimento “La Scossa”, Antonio Pappaterra, che, insieme ai fondatori dell’associazione “Cara Vecchia Scalea”, Vincenzo De Vito e Pino Cardillo, ha inteso comunicare le motivazioni ambientali e legali che non convincono sulla costruzione dell’opera strategica in Calabria.
Le dichiarazioni del Presidente de “La Scossa” Antonio Pappaterra:
“Ci preme sottolineare, a latere delle polemiche scaturite fra il Presidente del Consiglio comunale di Scalea, il dott. Gaetano Bruno, ed i capogruppi di opposizione di “Per Scalea”, l’avv. Angelo Paravati, e di Scalea Bene Comune, Eugenio Orrico, che siamo fermamente convinti di un dialogo sulla questione e sono possibili ancora linee comuni di intervento, tuttavia occorre non prescindere dal fatto e dalla logica che l’opera cosi come pensata attualmente, cioè quella di realizzazione di un traforo di oltre 15 km, sotto il Cozzo del Pellegrino e dintorni, mt 1987 slm, nell’Arco Montuoso dei Monti di Orsomarso, Geosito Unesco, nonché zona R.N.O. Soggetta a protezione Speciale e Parco Nazionale del Pollino, violerebbe la legge 394/91.
Una legge dello Stato Italiano supportata dalla Costituzione Italiana, che vieta estrazione di inerti, cave, gallerie, asportazione di terreni, piante, modifica dei luoghi, trasformazione di equilibri idrogeologici, modifica delle acque interne ed esterne dei luoghi protetti. Una legge che esiste dal 1992 nell’area del Parco Nazionale del Pollino e che per anni è stata rispettata dai cittadini della comunità Parco, subendone anche esagerazioni e storture, dove una semplice raccolta di fiori o di terriccio per le proprie piante in giardino è reato perseguibile penalmente.
Oggi non bisogna sognare un mondo di illusioni e credere che bucare Montagne sia come bucare burro. Il Tema dello sviluppo di una via di comunicazione dovrebbe valutare questi aspetti prima di tutto, pensando anche alle esperienze del passato come quella del Gran Sasso, un opera pensata come strategica negli anni 70 che è diventata un vero disastro economico. 2000 Miliardi di lire e oltre 20 anni di lavori, un disastro geologico e ambientale enorme per aver distrutto falde acquifere di ben 12 sorgenti, provocando allagamenti ed evacuazioni di intere comunità, ed umane, per la morte di 11 operai.
Per questo riteniamo che l’opera cosi come pensata sia una grande illusione di sviluppo. Traforare il cozzo del Pellegrino e quindi compromettere, perché di questo si tratta, il bacino imbrifero dell’Abatemarco, fiume e sorgente che porta acqua alla città ed all’interland di Cosenza, non rappresenterebbe un opera degna di essere definita come strategica. Sulla questione abbiamo espresso anche motivazione tecniche contrarie alla realizzazione della “finta Alta Velocità”, che mai comunque verrebbe a realizzarsi, considerando le pendenze e la curva che si appresterebbe a fare il tragitto da Praia a Mare a Tarsia. Un Percorso che oltre ad essere un traforo curvo, metterebbe a secco intere comunità.
D’altro canto, attendiamo ancora notizie e prese di posizioni ufficiali da parte dell’amministrazione del Parco Nazionale del Pollino, che se avvallerebbe la realizzazione dell’opera RFI cosi come pensata, decreterebbe certamente la sua fine storica e sociale dalle mappe del Paese e delle nostre comunità nell’entroterra della Riviera dei Cedri”.